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sabato 19 novembre 2016
Cinque tra le canzoni più famose di Elton John
Ecco le cinque canzoni più famose di Elton John secondo noi: vota la tua preferita e poi leggi l'articolo per scoprirne la storia.
Gli strumenti del rock’n’roll non sono molti, anche se di tanto in tanto compare qualche band che tenta di aggiungerne di nuovi. In genere, la formazione classica prevede chitarra, batteria, basso e voce. Così – con qualche leggera variazione – erano composti i Beatles, i Led Zeppelin, gli U2, i Queen e molti altri gruppi.
Il pianoforte, in genere, ha fatto sempre fatica a trovare spazio. Riservato a pezzi più dolci e classici, solo raramente ha rivelato la sua anima rock, grazie a talenti scatenati come quello di Jerry Lee Lewis o Ben Folds. E, soprattutto, di Elton John, l’artista che forse più di tutti ha sdoganato lo strumento, mostrando che poteva essere usato sì per ballate malinconiche, ma anche per pezzi rock trascinanti.
Un uomo da record
Da questo punto di vista, Reginald Dwight (questo il suo nome all’anagrafe) è stato un precursore e un maestro. Capace di vendere più di 400 milioni di dischi in carriera, di piazzare più di 50 singoli nelle top 40 sia americana che inglese, autore di centinaia di canzoni e protagonista di migliaia di concerti, Elton John è un emblema della musica inglese nel mondo e non ha certo bisogno di presentazioni.
Può darsi però che i più giovani non lo conoscano del tutto, visto che negli ultimissimi anni – complice l’età – è stato sulla breccia dell’onda meno di un tempo. Se, quindi, volete saperne di più su un artista che è stato capace di passare dal glam al pop ricadendo sempre in piedi, ecco quelle che sono forse le cinque più famose canzoni di Elton John.
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Your Song (1970)
Il primo grande successo
Come vedrete, tutte le cinque canzoni che abbiamo scelto arrivano dalla prima metà degli anni ’70. Fu infatti in quel periodo che Elton John cominciò non solo a farsi conoscere, ma anche a scalare le classifiche e a lasciare il suo segno su una scena che, dopo l’addio dei Beatles, stentava a trovare un nuovo “padrone”. Mentre da un lato emergevano la psichedelia, il progressive, l’hard rock, Elton John seppe portare avanti la bandiera del rock’n’roll puro, venato talvolta di blues, di pop, di glam.
Your Song fu il suo primo grande successo. E, paradossalmente, quello meno impegnativo: secondo la leggenda, la stesura della parte musicale portò via al pianista britannico appena 10 minuti, nel pomeriggio del 27 ottobre 1969. D’altronde, quella stessa mattina Bernie Taupin, il fedele paroliere, l’aveva scritta in tutta fretta, trascinato dall’ispirazione subito dopo colazione.
Il brano è una classica ballata d’amore, la cui semplicità non le evita però di arrivare dritta al cuore. Si sente, d’altra parte, l’influsso della musica classica, che Elton John aveva studiato per molti anni e che spesso lo influenzerà nei suoi pezzi più intimisti. La canzone fu elogiata immediatamente da John Lennon, che strinse poi con Dwight una solida amicizia, ed è stata ricantata da decine di autori, come Rod Stewart, Mia Martini (che la cantò in italiano), Luciano Pavarotti, Billy Joel, Ben Folds e altri.
Tiny Dancer (1971)
La canzone simbolo di quel periodo
Elton John dimostrò presto che il successo del suo secondo album, l’eponimo Elton John, non era un fuoco fatuo. Nel 1972, in un periodo di grande attività, uscì infatti Madman Across the Water, il suo quarto lavoro di studio, anticipato l’anno prima dal singolo Tiny Dancer.
La canzone, scritta come al solito da John assieme a Bernie Taupin e dedicata alla di lui moglie, mostrava un ritmo più sostenuto di Your Song, ma in fondo gli stessi elementi di base. C’era il pianoforte a fare da collante, a dare il tono; c’era un’atmosfera quasi sinfonica; c’era l’amore, declinato in maniera romantica ma non sdolcinata. E la canzone, nonostante un inizio un po’ incerto nelle classifiche, riuscì pian piano a convincere il pubblico e diventare uno dei brani più famosi della produzione di Elton John.
Anche in questo caso numerose sono le cover, ma più importante è forse il suo utilizzo all’interno di colonne sonore. Nel 2000 è diventata infatti la canzone-fulcro di Quasi famosi di Cameron Crowe, il film autobiografico dedicato alla scena rock degli anni ’70. Proprio il successo di quel film riportò in auge il brano, presentandolo alle nuove generazioni.
Rocket Man (1972)
Elton John nello spazio
Sempre nel 1972, cavalcando l’ispirazione di quegli anni, uscì anche Honky Château, album tra i più importanti della produzione di Elton John. All’interno trovavano spazio canzoni come Honky Cat, Mona Lisas and Mad Hatters e Hercules. Ma, soprattutto, Rocket Man, un altro pezzo destinato ad entrare nella leggenda.
Sottotitolata I Think It’s Going to Be a Long, Long Time, la canzone si inseriva all’interno del filone dei brani che parlavano di spazio e astronauti. Un filone allora abbastanza corposo, se si considerano anche certe canzoni di David Bowie come Space Oddity o Starman. E proprio Bowie, secondo la leggenda, non digerì mai l’incursione di Elton John in un campo che era in un certo senso suo. D’altronde, c’è da dire però che l’ispirazione del testo venne a Taupin in seguito alla lettura di alcuni racconti di Ray Bradbury, ma il testo potrebbe essere anche una metafora dell’assunzione di droghe.
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Dal punto di vista musicale, la canzone segna un alleggerimento della struttura sinfonica in vista di una maggior orecchiabilità, che pagò molto anche in termini di vendite. In Inghilterra Rocket Man arrivò infatti fino al secondo posto della classifica, ma benissimo andò pure in Italia, dove toccò la sesta posizione.
Crocodile Rock (1972)
L’omaggio al rock degli anni ’50
Nei primi anni ’70 Elton John sembrava davvero in grado di sfornare un capolavoro all’anno. Basta scorrere infatti i titoli della nostra cinquina per rendersi conto della vicinanza tra un pezzo e l’altro e di come il pianista londinese abbia cambiato in poco tempo la storia della musica britannica.
Crocodile Rock uscì come singolo sul finire del 1972, mentre l’album di riferimento, Don’t Shoot Me I’m Only the Piano Player, fu pubblicato l’anno dopo. Era un omaggio sentito e trascinante al sound delle origini, che tanta influenza aveva avuto sullo stesso John. «I remember when rock was young» è, non a caso, il primo verso, scritto da Taupin, a cui si accompagna una melodia che richiama volutamente i brani degli anni ’50.
Qui Elton John seppe condensare non solo il suo talento musicale, ma anche la sua inventiva e il suo istrionismo, che ormai emergeva in maniera sempre più preponderante anche durante i concerti. Il ritmo è scandito da un organo Farfisa suonato dallo stesso artista britannico, mentre il ritornello vede John esibirsi in falsetto. Un tripudio di talento che lo fece arrivare per la prima volta in vetta nelle classifiche di mezzo mondo.
Candle in the Wind (1973)
Da Marilyn Monroe a Diana Spencer
Fino a questo momento abbiamo presentato canzoni che pian piano si facevano strada nelle classifiche e nello star system internazionale. Quello che mancava ad Elton John, in quei primi anni di carriera, era un album – e non più tanto un singolo – capace di lasciare profondamente il segno sulla storia della musica, su un decennio che poteva, musicalmente parlando, rivelarsi presto suo.
Questo album arrivò nel 1973 e si intitolava Goodbye Yellow Brick Road, un doppio LP che vendette più di 8 milioni di copie solo negli Stati Uniti, ma che fu allo stesso tempo salutato dai critici come un capolavoro assoluto. All’interno c’erano molti brani destinati a lasciare il segno, come Funeral for a Friend, Bennie & the Jets, la stessa Goodbye Yellow Brick Road o Saturday Night’s Alright (For Fighting). Ma anche Candle in the Wind, un tenero pezzo dedicato alle grandi star morte troppo presto.
Protagonista della canzone era infatti Norma Jean Baker, ovvero Marilyn Monroe, a cui Elton John e Bernie Taupin dedicavano una malinconica elegia. Ma il brano si adattava a molte situazioni, e fu anche per questo che nel 1997, alla morte di lady Diana, il pianista inglese decise di riprenderlo in mano, adattandolo e dedicandolo alla scomparsa ex principessa britannica. Quella sua versione vendette 40 milioni di copie, diventando il singolo più venduto di tutti i tempi.
Segnala altre canzoni famose di Elton John nei commenti.
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Pillola anticoncezionale “può aumentare il rischio depressione”
ROMA – Le donne che prendono la pillola contraccettiva hanno un maggior rischio di sviluppare la depressione, soprattutto se giovanissime e con la cosiddetta minipillola, quella cioè a base di solo progesterone. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’università di Copenhagen e pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry.
In particolare i ricercatori hanno osservato che il rischio di depressione aumenta del 23% per le donne tra i 20 e 34 anni che usano la pillola combinata di estrogeni e progesterone e del 34% con la minipillola progestinica. Sale invece all’80% per le adolescenti tra i 15 e 19 anni che assumono la pillola combinata e al 120% con la minipillola.
A questa conclusione i ricercatori ci sono arrivati dopo aver analizzato le cartelle cliniche di un milione di donne danesi tra i 15 e 34 anni per 6 anni, scoprendo che a oltre 133mila di loro erano stati prescritti farmaci antidepressivi e a più di 23mila era stata diagnosticata la depressione. E nessuna delle donne e ragazze coinvolte nello studio aveva avuto episodi di depressione prima di prendere la pillola.
Come ha sottolineato il professor Ojvind Lidegaard, coordinatore della ricerca, “serviranno anche altri studi per valutare la depressione come un potenziale effetto avverso dei contraccettivi ormonali”. Secondo i ricercatori quello che potrebbe innescare la depressione, o comunque avere un collegamento con l’insorgere di stati depressivi, potrebbe essere il progesterone, componente chiave di molte pillole. Allo stesso tempo, però, gli autori dello studio precisano che questa ricerca non intende dimostrare che la pillola causi la depressione.
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19 novembre – Tumore al testicolo: integratori muscolari tra i fattori di rischio
Le cause del tumore al testicolo sono ancora oggi sconosciute, ma come in tutte le neoplasie ci sono diversi fattori di rischio che possono favorirlo. Tra questi, ci sarebbero anche la creatina e gli steroidi usati dai ragazzi giovani nelle palestre per gonfiare la propria massa muscolare.
L’utilizzo abituale di questi integratori, però, aumenta del 65% il rischio di sviluppare un tumore al testicolo. Parola della Brown University del Rhode Island, negli Stati Uniti, che ha pubblicato uno studio sul tema sul British Journal of Cancer.
Quella che colpisce il testicolo è la neoplasia più frequente nei giovani tra i 25 e i 29 anni e rappresenta il 3-10% di tutte le forme di cancro dell’apparato urogenitale maschile, ma la sua incidenza negli ultimi anni è aumentata e le ragioni non sono ancora chiare.
Potrebbe essere l’utilizzo di creatina e steroidi? Il team americano ha condotto lo studio su 900 uomini classificati (oltre che per età, sesso, stile di vita) in base all’abitudine di assumere integratori per aumentare la massa muscolare per brevi o lunghi periodi di tempo.
Ne è emerso che chi ricorre a uno o più integratori almeno una volta alla settimana per un mese o più ha un rischio del 65% maggiore di contrarre il cancro al testicolo. Percentuale che si alza se i consumi di steroidi vanno avanti per 3 anni (177% di rischio in più) e se la loro assunzione inizia da giovanissimi, cioè prima dei 25 anni. I risultati non stabiliscono un legame causa-effetto (si parla solo di rischio), ma aprono la strada a ulteriori ricerche per stabilire la natura di quanto osservato.
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venerdì 18 novembre 2016
X Factor: Daiana Lou lasciano, polemica su Cranio Randagio
ROMA – I Daiana Lou lasciano a sorpresa X Factor. Non un’eliminazione al televoto, ma la scelta volontaria di un gruppo talentuoso che si è appena affacciato al successo di dire addio a un programma nazionale, alla ribalta garantita da un programma del genere. E come mai? “Non siamo felici”, argomentano loro in puntata. E non solo: “E poi non si può passare da un tributo a un morto (il rapper Cranio Randagio, ndr) alla pubblicità delle patatine”. Inutile dire che la scelta controcorrente ha comunque garantito pubblicità al gruppo, visto che il loro nome ricorre sui social, da Facebook a Twitter.
Giovedì sera a X Factor è stato organizzato un toccante tributo a Cranio Randagio, Vittorio Bos Andrei, il rapper 22enne ex concorrente del talent, trovato morto alcuni giorni fa in un appartamento a Roma, per cause ancora da definire. Sul palco per ricordare il giovane sono saliti tutti i concorrenti, sulle note del suo brano “Petrolio”.
“Abbiamo voluto ricordare qualcuno che è entrato nella nostra vita e che ci ha toccato il cuore – ha detto Luca Tommassini, direttore artistico dello show, prima dell’inizio della puntata – e al quale siamo rimasti legati”.
Cranio Randagio è stato trovato morto, nella notte tra sabato e domenica, in un appartamento in via Anneo Lucano, nel quartiere Balduina a Roma. Era a casa di un amico dove aveva partecipato ad una festa. Secondo gli investigatori, la causa della morte, non ancora accertata, potrebbe essere dovuta a un mix di alcol e droga. Le rime di Cranio Randagio avevano convinto lo scorso anno Mika a selezionarlo per la sua squadra nell’edizione numero 9 di X Factor. Andrei stava per pubblicare il suo primo album dopo aver ricevuto migliaia di commenti positivi su Facebook e YouTube per la sua esibizione al talent musicale di Sky
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Le sigarette elettroniche danneggiano la bocca come il tabacco
Spesso le sigarette elettroniche sono considerate un’alternativa più sana a quelle tradizionali. Questo è falso per quanto riguarda la salute della nostra bocca.
Un nuovo studio della University of Rochester School of Medicine and Dentistry a New York dimostra infatti come i vapori rilasciati dalle e-cig sono dannose esattamente come il fumo del tabacco per quanto riguarda i tessuti molli presenti nel cavo orale, gengive e palato in testa.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Oncotarget, evidenzia che alcuni dei composti chimici presenti nei liquidi a volte possono essere addirittura più dannosi per le cellule della nostra bocca, rispetto al fumo di tabacco.
Per raggiungere questi risultati i ricercatori americani hanno esposto i tessuti gengivali di alcuni non fumatori sia al tabacco sia al liquido aromatizzato che si usa nelle sigarette elettroniche.
Anche se non contenevano nicotina, i vapori bruciati dalle e-cig hanno causato danni alle gengive identici al tabacco di sigarette.
«Abbiamo dimostrato che quando i vapori delle sigarette elettroniche bruciano – spiega il professor Irfan Rahman, principale autore dello studio – provocano il rilascio di proteine che infiammano i tessuti sui quali si depositano».
Il liquido più pericoloso in tal senso, secondo gli scienziati, è quello al mentolo.
Ma c’è di più. Un altro recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cellular Physiology, ha dimostrato che ogni volta che si respirano questi vapori aumenta il rischio di sviluppare problemi come la parodontite. (Scopri come evitare la parodontite)
Francesco Bianco
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Osteoporosi: prevenzione e cura
L’osteoporosi è una malattia che colpisce le ossa, indebolendole lentamente, fino a provocarne una frattura. Si tratta di un problema che interessa maggiormente i paesi industrializzati e in particolare le persone di sesso femminile dopo la menopausa.
L’osteoporosi, se si segue un corretto stile di vita, può essere opportunamente prevenuta o al limite curata in modo da rendere la vita del paziente soddisfacente.
Le cause dell’osteoporosi
Le ossa sono tessuti che vivono e si modificano durante la crescita di un individuo, in particolare si rinnovano in continuazione grazie a un meccanismo per cui il tessuto vecchio viene rimosso e sostituito da quello nuovo. Durante l’infanzia la quantità di tessuto nuovo è maggiore di quello che viene eliminato e per questo motivo la massa ossea aumenta, fino a raggiungere un picco intorno ai 30 anni. Superata questa età il nostro organismo rimuove più tessuto di quanto ne crea e per questo motivo la nostra struttura ossea inizia a indebolirsi.
L’indebolimento dell’organismo non è uguale per tutti gli individui ma è legato ad alcuni fattori personali:
- sesso, le donne hanno una maggiore probabilità di soffrire di questo disturbo,
- quantità di tessuto osseo accumulato durante la crescita (picco di massa ossea),
- qualità del tessuto osseo legata alla quantità di calcio, fosforo e altri minerali contenuti nelle ossa,
- livelli ormonali, se le quantità di estrogeni e testosterone si abbassano il decadimento osseo è più veloce,
- velocità di decadimento legato a fattori genetici,
- alimentazione in cui si ha uno scarso apporto di calcio,
- fumo ed eccesso di alcool,
- stile di vita con scarsa attività sportiva,
- utilizzo prolungato di farmaci come corticosteroidi, antidepressivi, antitumorali,
- invecchiamento,
- corporatura, le persone esili hanno una maggiore probabilità di ammalarsi.
I sintomi dell’osteoporosi
L’osteoporosi, soprattutto nelle prime fasi, è asintomatica e l’individuo non si rende conto che le sue ossa si stanno pericolosamente indebolendo. In genere, se si è fortunati, ci sono alcuni campanelli d’allarme grazie ai quali un buon medico capisce il sopraggiungere della malattia:
- mal di schiena,
- variazione della postura che tende a incurvarsi,
- diminuzione della corporatura.
Spesso, purtroppo, la malattia è asintomatica e ci si rende conto di esserne affetti solo quando arriva una frattura delle ossa ormai deboli. Generalmente le ossa più colpite sono le vertebre, il femore e il polso che si rompono a seguito di una caduta o anche di piccoli incidenti.
Il problema è che le fratture interessano spesso le persone anziane e non sono da escludere pericolose complicanze causate dall’età. In particolare non sempre il paziente riesce a ristabilirsi a seguito di una frattura importante come quella del femore.
Le persone che hanno maggiore probabilità di contrarre l’osteoporosi sono donne in menopausa con un’età intorno ai 70 anni. Recenti studi hanno, infatti, evidenziato che a questa età una donna può avere il 30% in meno della massa ossea che aveva in gioventù. Se poi ricordiamo che il sesso femminile ha una lunghezza media della vita più alta di quella degli uomini è spiegato il motivo per cui il 70% dei malati di osteoporosi sono donne.
Come diagnosticare e prevenire l’osteoporosi
Considerato che l’osteoporosi è generalmente asintomatica gli esperti consigliano di sottoporsi, superati i 65 anni di età, a particolari controlli che misurano la densità delle ossa e la loro variazione nel tempo, come la mineralometria ossea computerizzata (MOC), l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA) e la Tomografia computerizzata (TAC) quantitativa.
Per l’osteoporosi, come per molte altre patologie, la migliore cura rimane sempre la prevenzione. In particolare i medici consigliano:
- una dieta equilibrata ricca di calcio (latte, latticini, arance, pesce, verdura) e vitamina D,
- limitare il fumo e il consumo di bevande alcoliche,
- assorbire una buona quantità di luce solare per assorbire meglio la vitamina D assunta con l’alimentazione,
- prestare particolare attenzione alla postura che si tiene durante l’arco della giornata in modo da non accumulare tensioni ai danni della colonna vertebrale,
- seguire un’attività fisica regolare in modo da irrobustire le ossa e i muscoli che le sorreggono.
Invece, le persone anziane, dovrebbero prestare attenzione a eventuale cadute indossando scarpe basse e antiscivolo, mettere un tappetino antiscivolo nella doccia e fare attenzione quando si sollevano carichi pesanti.
A seguito di una frattura causata da osteoporosi il paziente dovrà iniziare una seria terapia di recupero in modo da rinforzare le ossa. Generalmente quando si arriva a un punto critico non è più sufficiente variare l’alimentazione o lo stile di vita e bisognerà seguire una terapia farmacologica sotto il consiglio di un medico esperto.
La terapia per curare l’osteoporosi
Ricordiamo che è fondamentale seguire una terapia solo se seguiti da un medico esperto e bisogna assolutamente evitare il fai da te in quanto i farmaci usati per curare l’osteoporosi possono avere effetti collaterali anche seri. Inoltre è bene ricordare che non esiste una terapia specifica che vada bene per tutti i casi, quindi la diagnosi di un medico è imprescindibile così come la gestione della terapia (durata e farmaco utilizzato).
Tra i farmaci maggiormente utilizzati per curare l’osteoporosi abbiamo: estrogeni, SERM, bisfosfonati, teriparatide e ormone paratiroideo, calcitonina, vitamina D e suoi derivati e integratori di calcio.
Fonte: https://www.idoctors.it/blog/osteoporosi-prevenzione-cura/
Kendall Jenner: “Ecco perché mi sono cancellata da Instagram”
LOS ANGELES – Kendall Jenner: “Ecco perché mi sono cancellata da Instagram”. Chiunque sia fan di Kendall Jenner si sarà ormai messo il cuore in pace: la modella si è definitivamente cancellata da Instagram mandando in fumo un profilo da milioni e milioni di follower. A distanza di pochi giorni e dopo numerosi gossip in merito al motivo della decisione così drastica, finalmente Kendall Jenner esce allo scoperto e, in una intervista rilasciata ad Ellen Degeneres, ha spiegato il vero motivo che l’ha spinta a cancellarsi dal famoso social di fotografie:
«Volevo disintossicarmi. Mi serviva una pausa, lo usavo in continuazione. Passavo troppo tempo su Instagram: mi svegliavo la mattina e vedere Instagram era la prima cosa che facevo, e anche l’ultima prima di andare a letto… Ero troppo dipendente».
Insomma, Kendall si è resa conto di essere diventata dipendente da Instagram e ha deciso di darci un taglio. Decisione, a quanto pare, a cui si può sopravvivere benissimo. Alla domanda di Ellen se Instagram le manca, infatti, Kendall ha risposto in maniera molto eloquente:
«Uso molto meno il telefono, mi relaziono di più con le persone che mi circondano».
Tuttavia, Kendall ha aggiunto che la decisione non è definitiva e che prima o poi tornerà a postare. Dopotutto, è anche vero che in realtà Kendall non è sparita del tutto da Instagram visto che ci pensa Kris Jenner, con i suoi 15 milioni di follower, ad immortalarla. Basti pensare ad uno dei video più recenti postati in cui appare la figlia Kendall mentre esce dal camerino del Late Show.
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Fonte: http://www.ladyblitz.it/celebrity-2/kendall-jenner-ecco-perche-mi-sono-cancellata-da-instagram-1642446/
Attenti alle foglie spezzate dell’insalata in busta
Le foglie spezzate dell’insalata contenute nelle buste di plastica possono aumentare di molto la possibilità di sviluppare salmonellosi.
A dimostrarlo uno studio del Dipartimento di Infettivologia dell’Università di Leicester, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Applied and Environmental Microbiology.
Dopo essersi spezzate ed essere “andate a male” rilasciano infatti un liquido fortemente batteriologico. Vero è che però quando apriamo la busta ce ne accorgiamo subito, sia dall’odore, sia dalla presenza del liquido stesso, che ovviamente non ci deve essere.
Non c’è bisogno quindi di drammatizzare. Il consiglio degli esperti è di mangiare l’insalata appena comprata e di buttarla se notiamo che all’interno della busta c’è del liquido verdognolo-marrone. Il rischio sale enormemente se non consumiamo l’intera busta e la riponiamo in frigorifero.
«Abbiamo scoperto che una volta aperta la confezione – spiega la dottoressa Primrose Freestone, prima autrice dello studio – i batteri naturalmente presenti sulle foglie crescono molto più velocemente, anche se conservate nel frigorifero».
Nonostante sia già stata lavata dall’azienda produttrice, bisogna anche ricordarsi sempre di rilavare bene l’insalata imbustata, come si fa per quella comprata “fresca”, che va comunque preferita perché il taglio delle foglie disperde sia vitamine sia sali minerali.
Inoltre sul totale degli avvelenamenti da cibo che avvengono ogni anno, solo il 10% è riconducibile a frutta e verdura. La stragrande maggioranza deriva da carne infetta, soprattutto da pollame e maiale non cotti a sufficienza.
Francesco Bianco
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Naturopatia: il sentiero della natura
La naturopatia o medicina naturopatica è l’insieme di pratiche applicate per una prevenzione e guarigione naturale, i cui fondamenti teorici furono raccolti da principi salutistici di diversa provenienza, forse formulati alla fine del 1900 negli Stati Uniti per poi diffondersi, in diverse forme, nel resto del mondo. Il termine Naturopatia deriva dal latino Natura e dal greco Pathos, ovvero: sentire, essere in sintonia con la natura o ancora meglio “sentire secondo natura”
Ha origini antiche ed è caratterizzata dal modo singolare in cui si avvicina al paziente e alla sua patologia rispetto alla medicina tradizionale.
La naturopatia sostiene che è possibile prevenire le malattie conservando o ripristinando “l’equilibrio energetico” della persona. La malattia, secondo la naturopatia, non è altro che la conseguenza di uno “squilibrio energetico”; la correzione di tale squilibrio porterebbe ad eliminare i sintomi.
La naturopatia si differenzia dalla medicina allopatica in quanto:
- ritiene che la malattia sia uno “squilibrio energetico” (principio proprio della medicina tradizionale cinese)
- ha un’approccio “olistico” (completo e globale) alla salute, per cui ogni individuo viene visto nella sua totalità e unicità, ponendo quindi l’attenzione sulle caratteristiche specifiche e sullo di stile di vita particolare del paziente. La valutazione del singolo caso clinico, quindi, non si basa sull’esame del sintomo o la sua soppressione, ma sull’esame del “terreno” della persona, dei fattori esogeni con cui esso entra continuamente interagisce (es. agenti patogeni, componenti geobiologiche dell’abitazione), e sullo stile di vita, al fine di individuare ed eliminare quelli originanti lo squilibrio energetico.
Il naturopata, al contrario del medico, ha il compito di riequilibrare il sistema psico-fisico-emozionale e stimolare la capacità di autodifesa e autoguarigione dell’organismo, in quanto si fonda sulla teoria secondo cui ogni essere umano ha, sin dalla nascita, un’energia vitale in grado di determinare il proprio stato di salute o di malattia. Riconoscere e conservare tale energia attraverso varie tecniche e rimedi naturali, insegna il rispetto delle leggi biologiche che sono alla base della vita.
La naturopatia non si pone come sostituto della medicina allopatica, ma come strumento complementare, in un’ottica secondo cui l’approccio alla malattia può comportare modalità di intervento differenti che agiscono in sinergia.
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Fonte: http://www.piubenessere.it/naturopatia-il-sentiero-della-natura/
giovedì 17 novembre 2016
Lorenzo Fragola, chi è la fidanzata del cantante FOTO
MILANO – Torna sul palco di X Factor, che lo ha visto vincitore nel 2014, Lorenzo Fragola. Presenta: “D’improvviso”, il nuovo singolo che ha da poco conquistato la certificazione oro ed estratto dall’album “Zero Gravity”: un progetto che rappresenta l’evoluzione dello stile di Lorenzo a livello di scrittura, di arrangiamento e di interpretazione e che ne conferma l’ecletticità.
Lorenzo Fragola, 21 anni, è nato il 26 aprile 1995 a Catania. Ha frequentato il liceo scientifico Galileo. Dopo il diploma, si è trasferito a Bologna per studiare al DAMS.Per quel che riguarda la sua vita privata, sappiamo che è fidanzato con una ragazza che si chiama Charazed Trabelsi. Ecco cosa ha detto lo scorso marzo nel corso di un’intervista con il settimanale Grazia, citata da GossipBlog:
“La mia ragazza è italo-tunisina-croata. Si chiama Charazed, ha 22 anni, studia all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, e fra poco si laurea. Ci siamo messi insieme il 29 marzo dell’anno scorso, il giorno prima dell’uscita del mio album 1995″.
Doppia eliminazione per il quarto appuntamento live di X Factor 2016, in onda stasera alle 21.15 su Sky Uno HD. Il programma continua a volare negli ascolti con 1 milione 280 mila spettatori medi per il terzo live, in crescita del 41% rispetto all’omologa puntata dello scorso anno. La scorsa settimana ha visto l’uscita dalla gara di Silva Fortes della squadra degli Over di Manuel Agnelli, eliminazione che ha diviso il tavolo dei giudici e gli animi dei telespettatori. Fedez, Arisa, Manuel Agnelli e Alvaro Soler hanno anche questa settimana effettuato le proprie scelte per i brani da assegnare ai loro protetti. L’uomo da battere è Fedez la cui squadra è ancora intatta, tutti gli altri tre hanno perso un concorrente. La situazione al tavolo è ancora bilanciata e Alessandro Cattelan, ago della bilancia, tira le redini delle esibizioni.
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Educazione ai sentimenti
“Quando sei felice da solo e sai vivere con te stesso, non esiste una necessità intrinseca di essere in una relazione. Questo non significa che non ti relazionerai, ma rapportarsi è una cosa, essere in una relazione un’altra. La relazione è una sorta di catena, relazionarsi invece è condivisione; avrai rapporti con molte persone, dividerai la tua gioia con molti altri senza dipendere da nessuno in particolare e non permetterai a nessun altro di dipendere da te. Non sarai dipendente e nessuno lo sarà da te, potrai vivere in libertà, in gioia e amore.”
Osho, Be Still and Know
Sull’educazione sentimentale
L’adolescenza ha sempre avuto i suoi rischi; è un periodo critico nella vita di ogni essere umano, caratterizzato da pulsioni aggressive e libidiche con una forza e un’intensità maggiori rispetto a quelle degli adulti. Come sosteneva Anna Freud (1936) “a un Es relativamente forte si contrappone un Io relativamente debole”. E’ in atto un processo di individuazione che sfocerà nella formazione del Sé e della propria identità; la tendenza all’opposizione, alla ribellione, la sperimentazione selvaggia, il misurarsi attraverso comportamenti estremi, determinano la vita dell’adolescente che in questo modo cerca di distinguersi dai propri genitori e dagli adulti in genere, per trovare una dimensione propria e unica che possa garantire un’autonomia dal mondo adulto.
Isolamento, solitudine e disorientamento sono sentimenti spesso riscontrabili tra gli adolescenti che, per difendersi da essi tendono a riunirsi in gruppi all’interno dei quali sono condivisi codici di comportamento comuni. Il progresso più importante nello sviluppo dell’adolescente è il passaggio all’eterosessualità, intesa come riconoscimento dell’altro/a come diverso da sé e l’accettazione tramite il confronto con qualcuno che è altro da sé, ma questi sono tempi virtuali e tutto si complica: il gruppo sta sui social network e da lì detta i codici comportamentali. In questo contesto, ad esempio, la sessualità non è più un valore, ma un mezzo per mostrarsi o ottenere qualcosa -è routine riprendere col cellulare un atto di violenza, uno stupro e non stupisce che ragazze adolescenti si prostituiscano con facilità per avere più danaro e procurarsi oggetti alla moda, o che adolescenti maschi omosessuali che vedono la loro vita distrutta dallo scherno dei loro coetanei, arrivino talvolta al suicidio.
L’eccessiva stimolazione sessuale tramite l’accesso ai siti porno, videogame violenti e contenuti mediatici spazzatura, una scuola non all’altezza dei nuovi scenari, possiamo incolpare tutto questo ma non basta: manca la presenza di un adulto. I genitori, forse distratti e in preda a deliri post adolescenziali, abdicano al loro ruolo mettendosi in competizione con la prole, rifiutandosi tenacemente di ricoprire il ruolo che gli spetta: responsabilità, trasmissione di valori, “educazione ai sentimenti”, che strano….non suona più familiare “educazione sessuale”? E dire che ancora non esistono negli istituti superiori corsi di educazione sessuale e allora gli adolescenti si arrangiano da soli prendendo l’informazione più facile, il materialismo sessuale dove il corpo viene utilizzato come merce di scambio tra me e l’altro, senza conoscere l’altro attraverso l’unico modo possibile e cioè una sana educazione ai sentimenti, all’erotismo, al desiderio. Come suonano quasi imbarazzanti queste parole e le emozioni che ci rivelano.
In tempi di relazioni erotiche solo virtuali, leggi chat, l’incapacità di avere una relazione con l’altro/a è la normale conseguenza. Una mamma mi dice: “non so quando si incontrino con amici e fidanzati, questi sono sempre in casa a chattare!”
In un contesto dove tutto viene relativizzato, il limite tra bene e male sfuma, dipende dai punti di vista. In questo senso la coscienza morale (Super-io freudiano) stenta a definirsi e assistiamo ad una sorta di indietreggiamento rispetto al passato, ecco quindi che la brutalità nel rapporto tra i sessi viene legittimata (dagli adulti prima di tutto) e la libertà sessuale delle adolescenti né subisce le “normali” conseguenze.
Nella sessualità sganciata dal dialogo erotico e sentimentale, nella mancata consapevolezza del desiderio e del desiderio dell’altro/a non c’è crescita. Non riuscirò mai a conoscere l’altro nel suo intimo e a stabilire una relazione con lui se non sarò in grado di ascoltare, dialogare, confrontarmi, e devo essere in grado di capire ed esprimere i miei sentimenti, i miei desideri e le mie particolari pulsioni erotiche se voglio essere compreso e felice con l’altro/a.
Gli adulti riescono a trasmettere agli adolescenti queste capacità così speciali che ci caratterizzano come umani? Siamo in grado noi adulti di fare questo, di dare gli strumenti affinché gli adolescenti possano domani creare relazioni e rapporti pieni e soddisfacenti ?
Nella civiltà Greca (e Romana) gli adulti si prendevano l’onere di trasmettere alle nuove generazioni il sistema di valori e di virtù di quei popoli. Parliamo della “Paideia”, termine greco, il cui significato originario equivaleva a ‘educazione’ e che assunse poi il valore di ‘formazione umana’ per arrivare infine a indicare il contenuto di detta formazione, la cultura nel senso più elevato e personale. Paideia è perciò non tanto la pedagogia come mezzo per un traguardo formativo, quanto piuttosto il fine stesso dell’educazione, l’ideale di perfezione morale, culturale e di civiltà cui l’uomo deve tendere. Secondo il modello ispiratore greco, che da Platone e Isocrate, al tardo ellenismo ha assunto varie sfumature, il raggiungimento della paideia è frutto di un processo continuo, mai compiuto, che impegna tutto l’uomo, ma attraverso cui questi realizza pienamente sé stesso come soggetto autonomo, consapevole di sé e in armonia col mondo. Questo recita l’enciclopedia Treccani e questo è quello che forse gli adulti hanno scordato o peggio non vogliono più fare, prendersi la responsabilità della trasmissione dei valori agli adolescenti, superando quella sorta di imbarazzo nel parlare di sentimenti, erotismo e desiderio.
Ancora una volta la sessualità passa più facilmente attraverso il linguaggio dell’aggressività, della violenza, una sessualità vissuta come mezzo per collaudarsi, fisicamente s’intende e forse le componenti fisiche ed emotive vengono fuse e confuse; nel passaggio del testimone da adulto ad adolescente qualcosa è andato perduto; penso che fin dal momento della presa di coscienza del concepimento, il compito più importante per un adulto che ha scelto di essere genitore (perché oggi può e deve essere una scelta) sia quello di avere la consapevolezza della responsabilità che tale scelta impone, responsabilità che si amplifica proprio in quel difficile periodo della vita umana, quella “terra di mezzo” difficile e complicata che è l’adolescenza.
A cura della dott.ssa Antonella Serra
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Credici!
Se non ci credi tu, non ci crederà nessuno.
È una dura realtà.
A volte, addirittura, tu ci crederai tantissimo e nessuno ti appoggerà comunque. È una dura realtà pure questa.
I motivi possono essere 2:
– Hai realmente delle idee cacose e poco talento
– Sei circondata da persone pigre, invidiose, con scarsi talenti ed ancora inferiore livello di intraprendenza.
Io li chiamo “vampiri”
Sono quelli che ti succhiano via l’energia per ridurti alla loro stessa mediocrità e sentirsi un po’ meno soli.
Settimana scorsa, ad un corso per sole donne al quale sono stata invitata a parlare, mi hanno chiesto “Beh ma… Perché lo fanno?”
Ho risposto che spesso per giustificare i propri fallimenti le persone sono portate a spingere altri al fallimento o a giustificare i successi altrui come frutto di “botte di culo”, “privilegi”, “innati vantaggi genetici”
Dire “Non valgo niente” “Non ne ho voglia” “Non sono capace” non è facile.
E sono convinta, senti che ti dico, che il più delle volte i fallimenti si debbano al “Non ne ho voglia” “Non me la sento” “Ho paura”, piuttosto che ad un’effettiva incapacità.
Perciò… Amica lettrice…CREDICI!
CREDICI tu. CREDICI ora. CREDICI con tutte le tue forze.
Se non ci credi allora, forse sì, la tua è un’idea cacosa.
Ma se pensandoci senti le farfalle nello stomaco che neanche Ben Affleck nudo nel bagno di casa, allora probabilmente sei sulla strada giusta.
Fatti guidare dal tuo istinto. Difficilmente l’istinto di una donna sbaglia.
Attenta che sia puro istinto primordiale. Non farti influenzare. Da niente.
E poi, semplicemente, parti.
Non è detto che tu possa partire in quarta. Ricevo mail ogni giorno, da parte vostra, e gli argomenti spesso sono i medesimi:
“Vorrei lanciarmi in questa idea ma c’è la crisi… E chi lo lascia il posto fisso!”
“Sogno di vivere in campagna… Ma mio marito non è d’accordo!”
“Vorrei viaggiare… Ma come faccio con i figli?”
Non puoi farti abbattere se non ottieni tutto subito.
L’essere umano è incredibilmente egoista. Vuole tutto. Immediatamente. Altrimenti molla.
Io lo chiamo paraculismo.
I capolavori richiedono tempo, accidenti!
Nessun sogno si realizza piombandoti sulla testa bello e fatto. Muovi un passo per volta.
Trama per la tua felicità.
Comportati come se il tuo premio facesse già parte della tua vita.
Preparati ad accoglierlo.
Se sogni di fare l’astronauta dubito che la NASA ti contatterà inviandoti un biglietto per Marte domattina.
Forse prima dovresti concludere il tuo percorso di studi liceale e magari iscriverti all’università. Che ne pensi?
Ma comincia ora. Fallo adesso.
Chiediti cosa ti serve per cucinare la torta. Qual è il primo ingrediente?
Procuratelo, mettilo da parte e domani parti alla ricerca del secondo.
Poi ti servirà un cucchiaio per mescolare.
Il forno è già caldo… Forse, però, ancora non lo sai.
Al prossimo incantesimo…
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Ricky Martin si sposa con il fidanzato Jwan Josef
LOS ANGELES – Ricky Martin si sposa con il fidanzato Jwan Josef. A dare la notizia è stato lo stesso cantante, durante un’intervista all’Ellen Degeneres Show. “Ci siamo appena fidanzati”, ha detto la star, senza nascondere l’agitazione: “Sto sudando!”, ha esclamato. A fare la grande proposta è stato proprio Ricky. Come? Nel modo più romantico e allo stesso tempo classico. Si è messo in ginocchio e a pronunciato le fatidiche parole. Ma attenzione, “Invece di dire: ‘Mi vuoi sposare?’ ho detto: ‘Ti ho preso qualcosa’”. Come prevedibile, la risposta è stata positiva. Yosef è un artista svedese di origine siriana che lavora e vive a Londra
Per Ricky Martin, 44 anni, quella con Jwan è la prima storia dopo la fine nel 2014 della relazione con Carlos Gonzales Abella. Il cantante è padre di due bambini, Matteo e Valentino, avuti da una madre surrogata. Ricky Martin ha dichiarato pubblicamente la sua omosessualità nel 2010. dopo decenni di ‘rumors’, l’allora trentotenne cantante face ‘coming out’. Sul suo sito www.rickymartinmusic.com scriveva infatti di essere ‘orgoglioso di essere gay’.
“E’ stato un processo – scriveva Ricky – molto intenso, angosciante e doloroso ma anche liberatorio.Oggi accetto la mia omosessualità come un regalo che mi dà la vita. Mi sento benedetto di essere quello che sono”.
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Le regole di igiene orale per il tuo bambino
Sono fondamentali per tenere alla larga le carie
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Tutti i falsi miti sui pidocchi
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Intervista al Dr. Spano: Lipofilling per il viso
Il nostro appuntamento mensile, dottor Spano, è seguito da lettori e lettrici di tutte le età: quanto è importante condurre una vita sana per prevenire gli effetti visibili dell’invecchiamento dei tessuti? Penso soprattutto al viso, il protagonista dell’incontro.
L’invecchiamento è il fenomeno naturale che accomuna tutte le forme viventi, compreso l’uomo. Con il tempo, i tessuti molli si rilassano e scendono verso il basso, la pelle si assottiglia e perde tono, turgore e luminosità: il volto risente maggiormente il trascorrere degli anni perché “vive” e manifesta le emozioni positive e negative che proviamo durante il giorno, ma anche di notte quando sogniamo.
Le rughe di espressione sono le prime a segnare il contorno occhi, ad esempio, ma anche il sole ha la sua parte di colpa!
Ritorniamo, quindi, al concetto di prevenzione: dieta mediterranea variata, detersione delicata e idratazione con fattori di protezione solare anche in autunno e in inverno. Non mi stanco di ripetere che bisogna evitare il fumo e moderare la variazione repentina del ritmo sonno-veglia che avviene nei fine settimana o in vacanza.
Un mattino, però, ci guarderemo allo specchio e prenderemo atto che creme, correttori e fondotinta non mascherano più le rughe e le pieghe che appaiono dopo gli …anta. Esiste un’alternativa al bisturi e al lifting aggressivo che “tira” letteralmente la cute per distenderla?
Il tema della conversazione è il lipofilling del viso: una risorsa innovativa importante ed efficace che ha una testata base scientifica e una letteratura ampia. Gli specialisti in medicina e chirurgia estetico-plastica utilizzano il lipofilling quando i filler riassorbibili non sono la terapia più adeguata e il lifting tradizionale risulta traumatizzante e invasivo. Il lipofilling, di cui abbiamo già parlato, è la tecnica poco invasiva che utilizza il grasso autologo prelevato dagli accumuli adiposi localizzati: il doppio mento o pappagorgia, l’addome, la parte interna di braccia e cosce, le ginocchia sono le riserve naturali di grasso nelle persone sovrappeso. Il grasso aspirato con cannule viene centrifugato e purificato per eliminare liquidi in eccesso, cellule adipose danneggiate, impurità e sangue. Adesso è pronto per essere infiltrato nelle pieghe profonde del viso, nelle guance e nelle zone depresse dovute al cedimento delle fasce muscolari e alla perdita di tessuto grasso.
Sembra un intervento di routine, senza controindicazioni specifiche…
È pur sempre un intervento da effettuare con manualità esperta dopo una visita accurata e lo studio della morfologia del volto del paziente. Ripristinare i volumi del viso e ridisegnare i contorni per ottenere un risultato naturale e armonioso può essere causa di “discussione”: la persona che desidera un aumento sproporzionato di zigomi, mento e labbra, di cui potrebbe pentirsi in seguito, va dissuasa con convincenti argomentazioni. La bellezza del volto non dipende dall’assenza di rughe o da rigonfiamenti artificiali che turbano l’equilibrio complessivo.
Forse è meglio qualche ruga in più che un viso apparentemente florido, ma poco credibile. Ci ricorda come sia possibile rimodellare i contorni rilassati del viso femminile e maschile in modo naturale?
Il lipofilling consente, appunto, di agire sul profilo mandibolare e di conseguenza anche sul mento, sugli zigomi e le guance. Viene iniettata la giusta quantità di grasso sterilizzato in piccoli tunnel creati dal chirurgo in modo tale da favorire la vascolarizzazione dei tessuti. Con questa tecnica si correggono le eventuali asimmetrie congenite del viso o quelle causate da traumi. Le pieghe ai lati del naso e della bocca vengono riempite e appaiono subito più distese.
Cosa risponderebbe a chi le chiede un lifting chirurgico per tendere la pelle, ma ha un viso con cedimenti evidenti e zone svuotate?
Probabilmente risponderei che la soluzione migliore è il lipofilling. Il lifting tradizionale praticato su un volto parzialmente cadente e rilassato per l’età non rimodella i contorni e l’effetto tensore farebbe aderire la pelle alla struttura ossea con esiti estetici poco gradevoli.
Riassumendo, eliminare il tessuto adiposo dove è in eccesso e iniettarlo per donare compattezza e tono al viso sono, in realtà, due interventi in uno: sembra conveniente!
Il ragionamento è sintetico, ma eloquente! Inoltre, la degenza è in regime di day hospital e il paziente è monitorato e seguito fino alla dimissione. In casi particolari è prevista una notte in clinica. Ematomi e possibili tumefazioni scompaiono spontaneamente in pochi giorni. Se al lipofilling viene aggiunto un mini lifting, all’anestesia locale si preferisce quella generale con permanenza di una notte nella struttura.
Grazie dottor Spano, ha chiarito i nostri dubbi.
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Pressione alta, tassi raddoppiati in 40 anni
La pressione alta è un problema sempre più comune e a lanciare un grido di allarme è l’Iss (Istituto Superiore della Sanità) che ha condotto uno studio pubblicato sul Lancet. L’ipertensione è insomma un disturbo che colpisce molte persone ma che troppo spesso viene sottovalutato.
(...)
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© Malvi for Mondobenessereblog, 2016. |
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mercoledì 16 novembre 2016
Laura Pausini: “Non fate regali a mia figlia, fate beneficenza”
ROMA – Laura Pausini riceve, soprattutto sotto Natale, molti regali da parte dei fan, in particolar modo per la sua bambina. Ma, spiega la cantante su Facebook, la piccola Paola ha già tanto ed è molto fortunata, per questo consiglia di fare una piccola donazione in beneficenza. Ecco il lungo post della Pausini:
“Si sta avvicinando davvero il Santo Natale, e molti di voi, generosi come sempre stanno già mandando i regali di natale a noi e soprattutto alla nostra Paola.
Vi ringraziamo tanto davvero, ma come genitori ci sentiamo in dovere di dirvi che non è necessario; Paola è una bimba già molto fortunata e anche noi in famiglia stiamo cercando di limitare al massimo regali che riceve perché davvero non ne ha bisogno.
Paolo ed io abbiamo avuto un’infanzia bellissima proprio perché non avevamo tutto quello che volevamo, abbiamo cercato dall’infanzia ad oggi di conquistare i nostri desideri crescendo con la voglia di meritarci tutto e crediamo che sia questo che anche la nostra piccola deve capire mentre diventa grande.
Condividere e Aiutare e ciò che le stiamo insegnando e per questo, anche se solo via fotografia, le stiamo facendo conoscere i suoi “fratelli” meno fortunati che purtroppo sono tanti nel mondo.
Come già sapete io,Paolo e la mia famiglia seguiamo e supportiamo da tanti anni Chicchi di Caffè Onlus perché è una famiglia di 2 ragazzi italiani e di loro amici volontari che sono andati in Ghana e che DAVVERO aiutano i bimbi che sono stati abbandonati e che spesso non hanno avuto,fino al loro arrivo,una casa,una scuola o addirittura un piatto dove mangiare.
Non possiamo obbligarvi a non fare regali (mi rivolgo ai fans che incontro giornalmente e ai quali ho già detto questa cosa ma che desiderano ugualmente fare regali a Paola) però pensiamo di potervi consigliare il regalo più bello per la nostra piccola e i suoi “fratelli” in Africa.
Noi a natale i regali li facciamo a loro, in questo modo li facciamo anche a lei”
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