domenica 5 febbraio 2017

Kenzo Takada

Spettacolo, gioia, risa, energia. Pat Cleveland (di cui è appena uscita l’autobiografia, Walking With the Muses), Donna Jordan, Jerry Hall, Grace Jones e Inès de la Fressange scatenate sulla passerella. Tutte alla corte di Kenzo, anzi Kenzò, alla francese. Un grosso sorriso dietro a enormi Ray-Ban da vista. E colore, tanto colore, a volte anche acido. Poi stampe, floreali e animalier, spesso mixate insieme. L’entusiasmo era esplosivo sulle passerelle parigine della sua Jungle Jap, il marchio dei primi anni. «È stato il primo designer asiatico a venire a Parigi a disegnare collezioni donna», dice Carol Lim, odierno direttore creativo del brand Kenzo assieme a Humberto Leon. Ma questo era il Kenzo Takada degli Anni 70. Fondatore del marchio Kenzo, venduto poi a LVMH nel 1993, lasciato come designer nel 1999, e con il quale non ha più nulla a che fare. È allora che, come segno di rinnovamento, Takada decide di lasciare la sua casa a La Bastille, famosa nel mondo della moda per i magnifici party. Tutta in stile nipponico, con una piscina nella quale spesso cadevano gli ospiti troppo eccitati, e un giardino zen: «Mi piace cambiare casa quando la mia vita cambia. Prima vari spazi in affitto, poi la casa alla Bastiglia e ora questo appartamento tra Saint-Germain e il Bon Marché. Sono un po’ un nomade».

Parigi è la sua città di adozione: «Ho vissuto più qui (50 anni) che in Giappone. Per me è ancora la capitale della moda». E Parigi quest’anno lo ha ringraziato con la Légion d’Honneur. L’ultimo appartamento è all’ultimo piano di un palazzo haussmanniano. Due i livelli, uno per la casa, uno per lo studio, dove dipinge e organizza i suoi meeting: «Non ha uno stile particolare, ma c’è tanta luce ed è silenzioso abbastanza. Inoltre è vicino al centro di Parigi, che dà sempre energia», dice Kenzo Takada con il suo proverbiale sorriso, «penso sia un Feng Shui adattato, con qualche pezzo d’arte giapponese e di giovani creativi». Della vecchia casa non c’è nulla, è stata fatta un’asta dove ha venduto tutto. «Volevo un nuovo inizio e mi è piaciuto arredarla ex novo», dice. Non solo, Takada l’ha completamente ridisegnata, allargando gli ambienti e aumentando gli spazi. «Ho questa brutta abitudine di rifare sempre le cose, sia che siano in buone o cattive condizioni. Ho una particolare visione di come deve essere lo spazio e tendo a chiamare sempre le imprese di costruzioni. Così ho scurito i parquet e messo molto cristallo come nei lampadari dell’artista provenzale Mathieu Lustrerie». La casa per Takada è un luogo di comfort e buon feeling: «Deve essere un rifugio che riflette la tua personalità. E anche se viaggio molto, è il luogo in cui mi piace tornare».

Non ci sono regole quando acquista un pezzo di arredamento, può provenire da un antique shop o da un brand del design o anche dall’Ikea. Un pianoforte a coda è la testimonianza dell’ultima passione: «È un’arte che voglio conoscere meglio. Un maestro viene a casa per darmi lezioni quando ho un po’ di tempo». Dalla sua terrazza vede tutta Parigi, dalla Tour Eiffel a Saint-Germain. Per quanto riguarda il lavoro, dopo un periodo di riposo Takada si è rimesso in moto. Home collection, fragranze, accessori e una produzione artistica. Il suo stile ha fatto storia e non è mai passato di moda, tanto che i suoi successori Lim e Leon lo hanno recentemente rielaborato nella capsule Kenzo per H&M. Al centro il mix di stampe floreali, etniche e colorate degli esordi. Era famoso per il suo sense of humor, sulle passerelle le modelle ballavano e interagivano con il pubblico. E oggi? «La moda è cambiata. Il mio rammarico è che si sia perso un certo atteggiamento naïf e leggero. Oggi gli show sono un grosso investimento, credo riflettano il momento storico. Comunque, tra i contemporanei penso che Pierpaolo Piccioli stia facendo un buon lavoro. E mi piace sempre Azzedine Alaïa».

L'articolo Kenzo Takada sembra essere il primo su Living.



Fonte: http://living.corriere.it/case/a-casa-di/kenzo-takada-parigi/

Nessun commento:

Posta un commento