venerdì 11 novembre 2016

Venezia con gli occhi di un bambino

—di Giuliana Moscati—

Venezia è un’emozione unica. Non c’è dubbio. Sarò stata a Venezia almeno 15 volte nella mia vita e ogni volta scopro qualche scorcio nuovo che con il cambiare delle stagioni regala immagini inattese.

Quest’ultima volta però è stato tutto diverso. Non ho vissuto Venezia solo con i miei occhi e i miei passi, ma l’ho vista con gli occhi di mio figlio.

Nicola ha quasi 5 anni e mi somiglia maledettamente, specie per quell’ansia di conoscere il mondo, che ci porta a viaggiare spesso insieme.

Già dall’aereo che scendeva verso la pista si è reso conto che stava arrivando in una città speciale. Non i soliti palazzi, le solite strade, i soliti prati, ma acqua, isole e ancora acqua.foto1Per raggiungere il centro dall’aeroporto ci sono varie possibilità, per tutte le esigenze e per tutte le tasche. La più veloce ed economica è prendere il bus che in 15 minuti e 8 € porta a piazzale Roma. Per chi vuole “il meglio” c’è il motoscafo Taxi che in 20 minuti e 120€ porta ovunque tu voglia.  Poi c’è la più lenta ma affascinante, che con 15€ fa tutte le fermate… e che fermate! In un susseguirsi lento, con il sole che volgeva verso il tramonto abbiamo goduto dei gioielli della laguna che cambiavano aspetto con il cambiare della luce man mano che il sole scendeva.foto2Prima Murano, poi le Fondamenta Nuove, poi il Lido, gli Arsenali, San Marco, la Punta della Dogana e infine le Zattere con il Mulino Stucky.foto3

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foto7Quello che rende Venezia unica al mondo è ovviamente il susseguirsi di ponti e canali, ma il simbolo indiscusso e l’attrattiva più grande e sorprendente per un bambino è la gondola. Lunga, nera, affusolata e ornata con fronzoli tra il pacchiano e il barocco, è un giocattolo a grandezza naturale.foto9Un simbolo decadente di una Venezia che esiste ancora solo nelle cartoline e nell’immaginario dei turisti d’oltreoceano. Il ricordo di una dolce vita in laguna che faceva sognare la generazione dei nostri nonni in viaggio di nozze e che ora è un giro di giostra (a caro prezzo) per stranieri, nostalgici e bambini.foto23Nic non vedeva l’ora di salire e ha tempestato di domande il gondoliere, interrompendo continuamente la sua litania fatta di cenni storici, dettagli folkloristici e indicazioni gastronomiche su dove mangiare una buona pizza. Giuro, a tre campani il veneziano, gondoliere da tre generazioni, ha proprio consigliato di mangiare una pizza!foto8Scesi dalla gondola ci siamo diretti al centro dell’ombelico della città: piazza San Marco. L’icona per eccellenza, la cartolina conosciuta nel mondo, ma che per me rappresenta la parte meno affascinante. Io adoro perdermi per calli sconosciute, campielli minuscoli ma mai anonimi, fondamenta deserte, dove l’unico rumore percepibile è quello dei propri passi. Un lusso sconosciuto nel sestiere di San Marco, dove ogni volta mi chiedo se siano più numerosi i turisti o i piccioni, oramai soppiantati dai ben più resistenti e aggressivi gabbiani.foto13

foto14Ovviamente con questo non voglio negare che la piazza sia un gioiello e salire sul campanile valga comunque sempre la pena. E infatti Nic ha sopportato (quasi) tranquillamente la mezz’ora di fila e dopo una veloce corsa in ascensore, siamo arrivati in cima. Da qui si gode una vista a 360 gradi sulla città. Sembra di essere in piedi su una carta geografica e si rischia di venire rapiti da una vertigine di onnipotenza.foto10

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In piazza San Marco non mancano i venditori di souvenir e non ho potuto sottrarmi dal comprare a Nic due modellini di gondola basculante alimentate a energia solare. Un oggetto indiscutibilmente kitsch, ma sorprendentemente made in Italy. Dopo aver rincorso tutti i piccioni della piazza e aver scattato centinaia di fotografie a una coppia di sposi giapponesi, Nic dichiara di averne avuto abbastanza e vuole tornare a casa a giocare con le gondole.  Nel battello siamo compressi come sardine in scatola, ma veniamo compensati da una vista incantevole, mentre scivoliamo lentamente sul Canal Grande fin sotto il ponte di Rialto.

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foto18Chiudiamo la nostra giornata veneziana con un immancabile spritz per me e gelato al cioccolato per Nic alla gelateria da Nico (guarda un po’ il caso) alle Zattere, la zona di Venezia che amo di più. Quella in cui mi sento più a casa. Un largo marciapiede, affacciato sul canale della Giudecca dalle parti dell’Università. Una sorta di città parallela, dove gli studenti prendono il posto dei turisti. Dove non incontri sciami di giapponesi, ma veneziani che fanno jogging o portano a spasso il cane. Dove puoi respirare l’aria della laguna guardando un magnifico tramonto con il cielo che si tinge del colore del bicchiere!foto20La nostra mini vacanza veneziana giunge al termine. Nic prende la sua valigia e attraversa ponti e canali con grande sicurezza, come se la città già gli appartenesse.foto21Saliti sul treno ci lasciamo Venezia alle spalle. È stata un’esperienza incredibile guardarla con gli occhi di un bambino che la vede per la prima volta. Ed è stato emozionante maneggiare nuovamente delle cartoline. Oggetti antichi, testimoni di un tempo che vive solo tra le mani dei bambini.foto22

 

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Fonte: http://www.viaggiandoscoprendo.it/venezia-gli-occhi-un-bambino/

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