C’è una relazione tra flora batterica intestinale e cervello? Sì, ma c’è di più: per la prima volta i ricercatori hanno anche dimostrato che i probiotici possono migliorare moderatamente la funzione cognitiva dei malati di Alzheimer.
Da uno studio condotto dalla University of Medical Science di Kashan e dalla Islamic Azad University di Teheran, pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience, è infatti emerso che i microorganismi vivi che raggiungono l’intestino, apportando un beneficio alla salute dell’uomo, possono contrastare la progressione del deficit cerebrale di questi pazienti.
Gli studiosi hanno preso in esame 52 persone tra i 60 e i 95 anni, colpiti da questa patologia neurodegenerativa: la metà di loro ha assunto quotidianamente 200 ml di latte arricchito con quattro batteri “buoni” (Lactobacillus acidophilus, L. casei, L. fermentum, Bifidobacterium bifidum), mentre l’altra metà ha ricevuto ogni giorno un latte normale.
Prima e dopo il trattamento sperimentale, durato 12 settimane, i ricercatori hanno sottoposto le persone ad analisi del sangue e a numerosi test sulle funzionalità cognitive (come, ad esempio, dire la data odierna, contare alla rovescia, denominare gli oggetti, ripetere delle frasi, ecc).
Dai risultati si è potuto osservare che il punteggio della scala usata per misurare le capacità cerebrali dei malati di Alzheimer è aumentato nei pazienti trattati con probiotici ed è diminuito nelle persone che hanno bevuto solo latte “tradizionale”.
Questi dati sono importanti perché sono i primi a dimostrare che i probiotici possono migliorare la cognizione umana. La sfida futura sarà invece verificare se gli effetti benefici dei probiotici aumentano se la durata del trattamento viene estesa.
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